Diossido di carbonio, CO₂, anidride carbonica. I nomi sono molti ma indicano sempre la stessa cosa: un atomo di carbonio e due di ossigeno. Noi esseri umani la emettiamo respirando, e infatti si trova in tutti gli spazi chiusi dove trascorriamo le nostre giornate; è generata anche da molti dei fenomeni di combustione, ad esempio quando usiamo il gas per cucinare.
Insomma, l’anidride carbonica è una presenza fissa nelle nostre vite. Soprattutto oggi, perché mai come in quest’epoca gli esseri umani hanno passato così tanto tempo in ambienti chiusi. Secondo studi recenti nei paesi industrializzati le persone passano ben il 90% del loro tempo al chiuso. Che si tratti di edifici come case e uffici, o mezzi di trasporto, il fenomeno è così diffuso che la nostra viene chiamata generazione indoor.

Fortunatamente, l’anidride carbonica non è pericolosa per la salute, a differenza di certi composti organici volatili (o VOC, dall’acronimo in lingua inglese) o del monossido di carbonio (che può essere anche letale). Tuttavia anche le eccessive concentrazioni di CO₂ negli spazi chiusi possono causare disturbi fastidiosi, e andare a discapito del nostro benessere. Già una concentrazione dello 0,10% (cioè mille parti per milione, o ppm) può provocare in certi soggetti sonnolenza, e far calare il livello di concentrazione.
Ecco perché un’aula satura di CO₂ a scuola o in università non favorisce l’apprendimento; ed ecco perché, in generale, un ambiente con troppa anidride carbonica nell’aria non è un luogo idoneo a studiare, lavorare, pensare con chiarezza. Che si tratti di un ufficio affollato, di un edificio sprovvisto di un buon sistema di areazione, o di una camera della casa in cui non cambiamo l’aria da ore, il problema c’è.

Lo ha provato la scienza: respirare aria che contiene alti livelli di anidride carbonica ha effetti sfavorevoli sul nostro organismo, dato che provoca un calo dell’attività neuronale. Uno spazio ben aerato può contribuire a migliorare le prestazioni cognitive delle persone; invece l’aria satura di anidride carbonica sembra interferire con la capacità di risolvere i problemi e addirittura con i processi decisionali: condizioni di certo non ideali, soprattutto in ufficio, perché è probabile che ciò si traduca anche in un calo della produttività.
Del resto, ciascuno di noi respira più di 22mila volte al giorno, e con ogni espirazione emette anidride carbonica. Figuriamoci cosa succede allora in un ufficio, un negozio o uno studio dove lavorano varie persone.
I sensori UpSens ci permettono di valutare in modo semplice, rapido e affidabile la qualità dell’aria che respiriamo, anche misurando la presenza di CO₂ negli spazi chiusi. Il sensore AIR+ ci segnala quando l’anidride carbonica raggiunge i livelli negativi per il nostro benessere, sia con i suoi codici colore (che da verdi diventano rossi) che con un segnale sonoro. Grazie ad UpSens AIR+ si può agire a difesa del proprio benessere!
Per aiutarci a creare degli spazi indoor salubri, oltre ad UpSens AIR+ ci possono dare una mano dei gesti semplici ma efficaci. Contro le eccessive concentrazioni di anidride carbonica, per esempio, possiamo:
- Cambiare l’aria 1 volta ogni 2 ore spalancando per 5 minuti le finestre, valutando anche la quantità di tempo che trascorriamo in una stanza e con quante persone la condividiamo (con UpSens AIR+ si può cambiare l’aria solo al momento giusto, per la quantità di tempo giusto; in questo modo si evita di arieggiare quando non serve, specie quando è in funzione il condizionatore d’aria o il riscaldamento);
- Dotarci di piante, portentose alleate contro la CO₂, dato che la assorbono e la convertono in ossigeno.
Per ulteriori informazioni si prega di contattare il team di UpSens inviando una mail a info@upsens.com